\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \sl240 \f1 \fs24 Con lÆavvento al trono di Carlo VIII (1483-98), la politica francese subisce una svolta: portata da Luigi XI a contatto d
egli Asburgo, si allontana ora da questo settore e preferisce rivolgersi alla penisola italiana, facendosi erede delle pretese dinastiche degli OrlΘans-Visconti. SÆiniziano cos∞ le guerre dÆItalia (1494-95: spedizione di Carlo VIII nel Regno di Napoli; 1
499: conquista del Ducato di Milano da parte di Luigi XII; 1500: campagna di Luigi XII nel Regno di Napoli dÆaccordo con Ferdinando dÆAragona, e successivo conflitto franco-spagnolo; 1515: riconquista del Ducato di Milano da parte del re Ferdinando I); m
a sarα proprio in questo nuovo settore italiano che la politica francese vedrα risorgere davanti a sΘ gli Asburgo, divenuti ora, nella persona di Carlo V, anche gli eredi della politica italiana degli Aragonesi e, comunque, accerchianti in una morsa di f
erro la stessa nazione francese. Dal 1520 al 1559 il conflitto ebbe sorti alterne, ma la strapotenza, almeno iniziale, di Carlo V non riusc∞ mai a infliggere un colpo decisivo alla Francia e la pace di Cateau-CambrΘsis, sostanzialmente, sanc∞ la vittoria
del successore di Francesco I, Enrico II (1547-59); lÆaccerchiamento ispano-asburgico era rotto, non essendo pi∙ il regno di Spagna unito ai possessi ereditari asburgici nΘ alla corona imperiale, e se la penisola italiana restava chiusa alla Francia, qu
esta tuttavia accresceva il proprio territorio nazionale con Calais, Metz, Toul e Verdun.\par
La sostanziale vittoria francese era dipesa in parte dalle complicazioni religiose sorte in seno allÆImpero di Carlo V per effetto della Riforma protestante; m
a ora la Riforma, con le guerre di religione, metteva in pericolo lÆesistenza dello stato francese. LÆantica stabilitα che lÆistituto monarchico traeva dalla sua intima unione tra i principi cristiani e lÆorganizzazione ecclesiastica, era infatti seriame
nte messa in dubbio dal ôrivolgimentoö religioso. Gran parte della nobiltα, aderendo alla Riforma, tentava di incrinare lÆautoritα del monarca e di recuperare, fosse pure con lÆuso della forza, una parte dei privilegi che il potere centrale aveva progres
sivamente annullato. I ceti subalterni, quello artigiano e mercantile delle cittα, mescolavano poi le loro aspirazioni sociali ad un forte afflato mistico: la rivolta di Lione (1529) era stata il segno pi∙ evidente della inquietudine crescente che covava
nelle classi popolari. A sua volta la parte pi∙ reazionaria del clero rimproverava alla monarchia di non prendere a sufficienza le difese della Chiesa minacciata nei dogmi e nei beni. Essa cercava quindi di recuperare unÆautoritα sulla corona da molto t
empo compromessa e di sostituire la sottomissione di fatto del clero al proprio principe con una teocrazia pi∙ o meno dichiarata: tale era la dottrina che andavano predicando tra il popolo gli ordini mendicanti, favoriti dalla Sorbona, e che sfoci≥ nei d
isordini politici della Lega cattolica.\par
Contemporaneamente, le persecuzioni religiose e la guerra civile spinsero il mondo protestante verso posizioni antimonarchiche e i numerosi libelli dei monarcomachi giunsero ad ipotizzare il tirannicidio. Pera
ltro, giα prima della protesta luterana, agli inizi del secolo 16░, vi erano stati in Francia notevoli fermenti legati al movimento dellÆevangelismo, che aveva avuto tra i propri esponenti J. LefΦvre dÆ╔taples e la stessa sorella di Francesco I, Margheri
ta dÆAngoulΩme, se ne era fatta protettrice. Ma la successiva penetrazione del calvinismo in Francia fece sorgere il problema della convivenza tra cattolici e riformati. I calvinisti francesi, detti ben presto \i ugonotti\i0 , si reclutarono soprattutto
nella classe nobile (nel 1558-59 aderirono alla nuova Chiesa anche due principi del sangue, Antonio di Borbone e Luigi di CondΘ); tale fatto fece s∞ che gli ugonotti, sempre ferma restando la base ecclesiastico-religiosa del loro programma e delle loro r
ivendicazioni, si facessero anche i portavoce della reazione dellÆalta nobiltα alle tendenze accentratrici dellÆincipiente assolutismo monarchico. Analogo programma aveva anche lÆaltra frazione della nobiltα rimasta fedele al cattolicesimo, che era guida
ta dalla potente famiglia dei Guisa.\par
Pertanto, scomparsi i sovrani Francesco I (1515-47) ed Enrico II (1547-59), che a partire dal 1533 avevano svolto con successo una politica di repressione del calvinismo e, comunque, avevano mantenuto alto il pot
ere della corona, il problema religioso divenne lo schermo di una aspra lotta politica, preannunziatasi durante il breve regno di Francesco II (congiura di Amboise) e scoppiata apertamente durante la reggenza di Caterina deÆ Medici e nel periodo dÆindebo
limento del potere monarchico costituito dai regni di Carlo IX (1560-74) ed Enrico III (1575-89).\par
Fu peraltro in tale travagliato periodo che attorno alla reggente si form≥ unÆΘquipe di governo con lo scopo di restaurare il prestigio della monarchia
. Ne fecero parte rappresentanti del partito dei \i politiques\i0 , vale a dire dei teorici della preminenza del fattore politico (di qui il nome) su quello confessionale, che ebbe a suo maggior esponente J. Bodin. Ciononostante, le gravi difficoltα in c
ui era costretta a dibattersi, spinsero Caterina deÆ Medici ad attuare una difficile politica di equilibrio, che di volta in volta la rendeva schiava ora dei Borboni ugonotti ora dei Guisa cattolici. Mentre la corona trovava la salvezza solo in atti di s
pietata energia (tipica la strage della notte di s. Bartolomeo del 1572), le guerre di religione si susseguirono incessantemente e la Francia stessa divenne la posta di un pi∙ ampio gioco diplomatico internazionale (larvato appoggio dei paesi riformati a
gli ugonotti; accordo dei Guisa con Filippo II di Spagna, e negli ultimi anni aperto intervento armato della Spagna). LÆassassinio di Enrico III (1589), risposta al precedente assassinio del duca di Guisa, ponendo il problema della successione al trono p
er lÆestinzione del ramo regnante dei Valois-AngoulΩme, segn≥ anche la risoluzione delle guerre di religione. Erede al trono era il capo degli ugonotti, Enrico di Borbone Navarra; questi cap∞ che la maggioranza cattolica della Francia non avrebbe tollera
to un re calvinista e con una pronta conversione al cattolicesimo seppe abilmente far cadere ogni ostacolo. Arrivato per ben due volte fino alle porte di Parigi ma sempre respinto, Enrico IV trov≥ un alleato decisivo nella stanchezza che il governo dei S
edici aveva generato nella borghesia e nel popolo di Parigi e, alla fine, fu invocato come unico re di Francia dagli Stati Generali del 1593. Il 22 marzo 1594 egli entrava trionfalmente a Parigi.\par
Riaffermata la potenza francese allÆestero nella guer
ra nazionale contro la Spagna (1595-98), pacificata allÆinterno la Francia e garantiti i diritti dei suoi ex correligionari con lÆeditto di Nantes (1598) e con la concessione, a titolo di garanzia, di alcune piazzeforti (le ôplaces de s√retΘö), come La R
ochelle, Enrico IV (1594-1610) diede un notevole impulso alla vita economica del regno grazie allÆopera intelligente del ministro Sully. Negli ultimi anni di regno riprese la tradizionale linea antiasburgica della politica francese, ma i suoi piani furon
o troncati dal pugnale del fanatico Fr. Ravaillac.\par
La reggente Maria deÆ Medici per il piccolo Luigi XIII (1610-43) attenu≥ la politica antiasburgica e cerc≥ di allineare la Francia su posizioni di intransigente cattolicesimo controriformista, e anc
he la nobiltα si agit≥ e cerc≥ di riprendere le posizioni di un tempo; ma la Francia non precipit≥ nel baratro delle guerre civili nΘ conobbe una nuova crisi dellÆautoritα monarchica grazie soprattutto allo sviluppo della borghesia che, favorita giα dall
a politica di Enrico IV e del Sully, ora si fece paladina dellÆautoritα monarchica e dellÆindipendenza nazionale. In ci≥ sta la ragione della grande potenza raggiunta dalla monarchia francese con Luigi XIII e con Luigi XIV. Liberatosi con un colpo di sta
